Per la sentenza sul caso "Green Hill"
dovremo
attendere il 23 gennaio 2015,
ma intanto proviamo a fare un pò di chiarezza.
Chi attende questa pronuncia sperando nella fine della
vivisezione,
rimarrà senz’altro deluso!
Il Tribunale di Brescia non ha questo potere!
Non può, infatti, abrogare la legge.
E in Italia la legge che legittima, consente e disciplina la
vivisezione c’è!
Per chi avesse voglia di addentrarsi in questo inferno, si
tratta del decreto legislativo
n. 116/1992
(attuazione della direttiva n. 86/609/CEE in materia di protezione degli
animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici).
Ma andiamo con ordine.
Cos’è Green Hill, lo sappiamo.
Il luogo in cui venivano allevati beagle destinati a
diventare cavie da laboratorio.
Anche la scelta della razza non è casuale, dipendendo proprio
dalla particolare docilità e mitezza di carattere!
(In altre parole, è più
agevole torturare un beagle che un mastino!)
Fattrici ingravidate e ciuccioli dati alla luce per un unico scopo: la
vivisezione.
Allevati e spediti in laboratori e stabulari, per vivere in
gabbie dalle quali uscire solo per essere oggetto di esperimenti e test dei più
disparati.
Animali condannati alla morte e alla tortura sin dal
concepimento!
Un abominio inaccettabile per tanti di noi ma non per la
legge!
E' (dovrebbe essere!) fatto notorio, infatti, che in
Italia la vivisezione è pratica legittima e consentita. (cf.
d.lgs. 116/92)
Il processo di Brescia, dunque, non potrà modificare tale
circostanza.
(L'unica via per pervenire all'abolizione della
sperimentazione animale è l'abrogazione normativa!).
Perchè dunque la LAV e tutti gli animalisti chiedono e
anelano ad una condanna per i gestori di quell'allevamento se legittimamente
esistente?
Perchè per quanto leggi speciali consentano e legittimino la
vivisezione (così come la caccia, la macellazione e altre pratiche miranti al
decesso dell'animale) vi sono dei limiti ben delineati, superati i quali ci si
addentra nel terreno dell'animalicidio o del maltattamento, delitti puniti
dall'art.
544 bis e ss. del codice penale.
Come sostenuto dall'Avv. Carla Campanaro della
Lav : "
non
è vero che in vivisezione si può fare tutto. Va rispettata l'etologia animale
indipendentemente dalla destinazione finale”.
Ebbene nel caso dell'allevamento di Montichiari, pare che
questi limiti siano stati superati e che, dunque, per gli imputati si apra la
strada della responsabilità penale.
Questo almeno è ciò che sostiene l'accusa.
La LAV, sostenendo le richieste di pena del PM, chiede la
confisca dei beagle salvati e la sospensione delle attività di allevamento.
Se davvero, come sostiene l’Avv. Campanaro, a Montichiari “essere
uccisi era un lusso perché i cani venivano semplicemente lasciati morire”, ci auguriamo che il 23 gennaio il Tribunale
emetta una sentenza di condanna esemplare, ma ci auguriamo che a prescindere da
questo processo, ci si renda conto dell’ignominia che si cela dietro la
vivisezione e che presto il legislatore provveda a cancellare questa vergogna per l’umanità tutta.
Qui il comunicato stampa della LAV!